Dichiarare lo stipendio nelle offerte di lavoro diventa obbligatorio. L’Italia ha recepito la direttiva europea a riguardo. Ecco cosa cambia.
È difficile spulciando tra le offerte di lavoro su Linkedin o su altri portali dedicati trovarne una che indichi nero su bianco la retribuzione prevista. Sembra paradossale considerando che è uno dei parametri che l’aspirante candidato considera quando è in cerca di un impiego, poer poter capire se il lavoro fa al caso suo oppure no.
Da oggi tuttavia questo è destinato a cambiare. Lo ha deciso il Parlamento europeo con una normativa che va a vietare il segreto retributivo negli annunci di lavoro. La norma rientra nella nuova direttiva sulla parità salariale e la trasparenza. I paesi membri hanno tre anni di tempo per adeguarsi. L’obbiettivo della misura, tra gli altri, contribuire a ridurre il divario di genere in materia di salari. Vediamo nel dettaglio che cosa cambierà.
Annunci di lavoro: che cosa cambierà
Diverse le novità introdotte con la normativa europea che vieta il segreto retributivo negli annunci di lavoro. Prima fra tutte l’abolizione del segreto retributivo: le aziende dovranno dichiarare nell’offerta di lavoro o al massimo al primo colloquio il salario o la fascia di retribuzione prevista. Questo agevolerebbe non solo i candidati che potrebbero capire in anticipo se la pozione fa per loro ma contribuirebbe anche a diminuire le discriminazioni.
Stando uno studio condotto dall’Ocse, le misure di trasparenza introdotte da questa misura contribuirebbero a ridurre la forbice della differenza salariale di genere. La norma prevede infatti che ogni azienda con un organico di più di cento dipendenti debba sanare eventuali disparità salariali di genere che superino il 5% senza alcuna giustificazione.
Le novità riguardano anche le domande sulla storia retributiva pregressa dell’aspirante candidato: i datori di lavoro non potranno chiedere ai candidati quanto guadagnano attualmente o a quanto ammontava la loro busta paga per mansioni precedentemente svolte. Ovviamente i paesi dell’Unione Europea dovranno assicurarsi che la normativa venga rispettata elaborando sanzioni efficaci per i datori di lavoro che non rispettano le nuove regole. I lavoratori che subiscono discriminazioni avranno invece diritto a eventuali risarcimenti.