C’è una misura che molti non conoscono, ma che potrebbe fare la differenza. E’ il Fondo di Solidarietà, dedicato ad alcuni cittadini in particolare.
Il Governo, conscio dell’enorme difficoltà patita da molte famiglie italiane, negli ultimi tempi ha erogato parecchi aiuti e agevolazioni ai nuclei più deboli, cercando di aiutarli con le bollette dell’energia o con contributi per riuscire ad arrivare a fine mese. Misure necessarie, visto che il costo della vita è schizzato a livelli molto alti, a fronte di salari invece rimasti bloccati a quelli di 20 anni fa. Una situazione drammatica, che tocca diversi aspetti del sociale.
Il bonus energia o quelli una tantum per i redditi più bassi ormai li conosciamo tutti, ma ce n’è uno invece passato quasi in sordina, ma che in realtà interessa numerosi italiani. Ci stiamo riferendo al cosiddetto Fondo di Solidarietà, in grado di fare davvero la differenza per una fetta della cittadinanza. Se non ne avete mai sentito parlare, ora vi spieghiamo come funziona e i requisiti per farne domanda.
Cos’è il Fondo di Solidarietà: a chi è destinato e come funziona
Rispetto al passato, sono sempre più le persone che scelgono di separarsi o divorziare dal coniuge. Non certo qualcosa di sorprendente, visto che le stime dei matrimoni falliti è aumentata, in questi ultimi anni. In sede di separazione, soprattutto in presenza di figli minori, di solito il marito deve dare un assegno di mantenimento alla coniuge, che le dia la possibilità di sostenere i bisogni della prole.
In alcuni casi, tuttavia, non è sempre possibile riceverlo, e ciò comporta molte difficoltà. Nel 2017 è stata istituita una misura sperimentale volta proprio ad aiutare le persone in questa particolare situazione. Lo Stato avrebbe sostenuto le spese del mantenimento in presenza di una persona con un Isee inferiore ai 3000 Euro, fornendo il supporto economico al posto del coniuge, a patto ci fosse la presenza di figli minorenni.
È una misura che tuttavia non è stata rifinanziata, ma che poteva essere richiesta solo da alcune città che ne avevano istituito l’introduzione: tra loro capoluoghi come Milano, Roma, Napoli e Torino. La speranza è che il nuovo Governo decida di dargli un’altra chance. Il suggerimento è di controllare con cura il sito dell’Inps per rimanere informati su eventuali novità in merito.