Da aprile del 2023 si dirà addio allo SPID: ecco i motivi di questa decisione che ha colto di sorpresa migliaia di utenti.
Il mondo del web è universo sconfinato tra log in, log out, password salvate, autenticazioni e chi più ne ha e più ne metta. Nei nostri archivi sono presenti decine di password per poter accedere ai siti che più preferiamo, ma ci sono portali che richiedono un acceso particolare: si parla dei portali delle Pubbliche Amministrazioni. E per fare accesso a tali portali è necessario lo SPID.
Lo SPID, ovvero Sistema Pubblico di Identità Digitale, è essenziale per poter accedere a tutti quei sistemi che riguardano la Pubblica Amministrazione. Una identità univoca, inviolabile, per ogni cittadino ed impresa che certifica appunto gli accessi personali di ogni utente. Ma nel mese di aprile ci sarà l’addio allo SPID. Scopriamo quali sono le cause di questa fine del sistema.
Addio allo SPID: ecco quando è prevista
Le concessioni per lo SPID, come già annunciato nel mese di dicembre da Giorgia Meloni, saranno destinate a sparire. Già a dicembre furono prorogate le convenzioni per la gestione del servizio, da parte dell’AGID, Agenzia per l’Italia Digitale. Essendo gestito da privati, ci si era accorto di che la gestione poteva essere migliorabile, passando da una privata ad una unica nazionale lanciando una applicazione. Nasce appunto l’idea di introdurre quella che è stata definita una nuova Identità Digitale Unica Nazionale.
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Per poter accedere ai servizi di Pubblica Amministrazione, precedentemente, era necessario avere username e password (spesso inviata spezzettata in due momenti e con modalità diverse), oppure con SPID o CIE (Carta di identità elettronica). L’intenzione per poter fornire una app unica per il servizio è proprio quella di accorpare tutti questi sistemi in un’unica applicazione, che sia più versatile, diretta e immediata. Il tema non appare banale, in quanto bisogna trovare numerosi accordi anche tra i diversi soci che hanno rilasciato una enorme quantità di profili SPID (oltre il 75%).
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Si pensa dunque ad una ulteriore proroga, che possa slittare il mese di aprile anche se ormai la dead line sembra essere tracciata. Ovviamente non mancano le polemiche, essendo uno strumento a carattere europeo sembra apparire quasi impensabile doverlo rivoluzionare e ridurlo ad un’unica applicazione. Ci sono anche dei costi di gestione che non sono stati soddisfatti nel corso di questi anni (8 da quanto è stato introdotto). Non basta quindi che attenderne gli sviluppi e capire quale sarà la soluzione da dover perseguire.