Si fa un gran parlare del possibile obbligo di ristrutturazione per le “case green” che potrebbe a breve essere ufficializzato dall’Unione Europea. Quali sono gli immobili esclusi.
Il Parlamento Ue sta per far partire l’iter sulla direttiva europea relativa alle case green. Un procedimento che il nostro Paese sta contestando in quanto ci sarebbe il rischio molto alto di dover ristrutturare milioni di case, per poter essere in linea con le linee comunitarie dal 2030. Non c’è ancora nulla di certo, in quanto deve essere ancora approvato in via definitiva, ma c’è una certa inquietudine che serpeggia nell’aria.
Tuttavia, si può iniziare a intuire quali edifici non saranno sottoposti all’obbligo di ristrutturazione. Inoltre, tutte le diverse versioni del testo proposto contengono delle linee comuni sulle eccezioni. Agli Stati appartenenti all’Unione Europea, infatti, verrà data la scelta di escludere dalla ristrutturazione forzata alcune categorie ben distinte di immobili. Vediamo allora quali case non dovrebbero sottostare alla nuova eventuale norma.
Case green: gli immobili che dovrebbero essere esclusi dall’obbligo
Per prima cosa, ad essere esclusi da tale direttiva dovrebbero essere gli edifici storici e di valente importanza architettonica (e in Italia ne abbiamo a centinaia!), così come quelli che sono locati in zone protette e tutelate.
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A rientrare nell’esclusione, poi, potrebbero essere anche le case poste nel centro storico o di interesse pubblico, ma ciò su cui si interrogano un po’ tutti, è se a rientrare nell’elenco delle case escluse potrebbero essere anche le cosiddette seconde abitazioni, quelle di vacanza, per intenderci.
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Si tratterebbe di circa 5,5 milioni di abitazioni, case di solito usate per meno di 4 mesi all’anno e che quindi non andrebbero a influenzare particolarmente il miglioramento energetico richiesto dall’Unione Europea, che dal 2030 farebbero partire le nuove classi energetiche. Altri immobili esclusi potrebbero infine essere quelli di culto e ancora le strutture temporanee come quelle che possiamo trovare negli stabilimenti balneari. Non resta da capire che cosa verrà scelto dalla UE nei prossimi mesi.