Avena e grano costano molto di più. Diventa sempre più proibitivo fare la spesa quotidiana: il delicato quadro internazionale
Il conflitto in Ucraina ha gettato il mondo nel terrore soprattutto perché ad attaccare è stato un gigante, la Russia. Come in tutte le guerre, le prime e tristi conseguenze sono in termini di vite umane ma ce ne sono anche per le popolazioni che vivono lontano dal teatro degli scontri.
Il nemico numero uno di chi non patisce direttamente sulla propria pelle il conflitto è l’inflazione. L’aumento dei prezzi si fa sentire nel settore energetico e dunque costando di più le produzioni, maggiori sono i prezzi di tutti i prodotti. Ora, nello specifico, si stanno facendo sentire anche le conseguenze dopo gli attacchi alla diga di Kakhovka.
Avena e grano, percentuali da capogiro
I terreni allagati sono in gran parte destinati alla coltivazione dei cereali e l’Ucraina è uno dei Paesi tra i più grandi esportatori al mondo. Ora sono a rischio circa 50mila ettari di aree coltivabili. Per rendere bene l’idea, è la grandezza equivalente grossomodo a 70mila campi di calcio.
Nella giornata dell’8 giugno le quotazioni del grano sono balzate oggi del 10%, sorpassando i 626 dollari per bushel (27 kilogrammi). Aumenti vertiginosi anche per l’avena ha registrato un’impennata del 13%; a confronto il rincaro del mais è stato più modesto ma comunque importante, segnando un + 6,2%. Dopo l’invasione dell’Ucraina le quotazioni del grano avevano raggiunto una cifra altissima, circa 1.200 dollari; ora sono comunque ben lontane da quei numeri ed erano in calo continuo dal 30 settembre.
Come riporta Coldiretti, per via della massiccia importazione del grano dal Canada il prezzo della pasta è aumentato del 14%. L’ingresso del grano duro dal Paese Nord Americano ha registrato addirittura un +747%. Nel 2022 entravano nel nostro paese 33,8 milioni di chili mentre nei primi due mesi del 2023 sono stati contati 286,2 milioni. Sono numeri che la Coldiretti ha ricavato da un’analisi sviluppata sui dati forniti dall’Istat.
Mercoledì scorso un gruppo di agricoltori pugliesi ha protestato di fronte al Varco della Vittoria del porto di Bari all’arrivo del grano canadese. Secondo i protestanti i prodotti trasportati sarebbero contaminati da sostanze chimiche disserbanti come il glifosate.