La riforma dei concorsi pubblici è tesa a risolvere alcune problematiche risocntrate in questa nuova stagione di bandi che si accavallano
Arriva la riforma dei concorsi pubblici. Una riforma che avrà valore di tre anni perchè rientra nei progetti del Pnrr. Infatti, l’emendamento approvato alla Camera al decreto-legge sulla Pubblica amministrazione è da approvare poi entro il 30 giugno 2023. La riforma ha toccato tre problematiche in particolare.
La fuga dei vincitori plurimi dalle sedi del Nord e le lunghe file di idonei
La prima riguarda la questione della territorialità. Dal 2018 in poi sono in corso in Italia diversi concorsi nella pubblica amministrazione. E’ l’effetto del blocco del turn-over dei dipendenti pubblici che è durato ben dieci anni. Un blocco che ha snellito la spesa pubblica per i lavoratori dipendenti. Nello stesso tempo, però, gran parte degli uffici hanno perso efficienza a causa dell’eccessiva perdita di forza lavoro dovuta ai pensionamenti che in dieci anni si sono concretizzati.
Lo sblocco ha così permesso a tanti concorrenti di partecipare a più di un concorso negli stessi profili con l’effetto di risultare anche vincitori plurimi. Essendo i maggiori partecipanti ai concorsi pubblici del Sud per questioni legati alla precarietà dell’occupazione, alcuni enti territoriali molto lontano dalle località del Sud stanno subendo diverse rinunce dai vincitori per la sede.
Si tratta dei vincitori plurimi che man mano che ricevono poi le convocazioni scelgono l’ente più vicino alla residenza di origine e anche la località meno costosa. Per questo motivo si è deciso di rendere territoriali i concorsi come già accade per alcuni enti come l’agenzia delle entrate, su scelta dell’amministrazione.
La territorialità su base regionale dovrebbe in parte allentare il fenomeno perché il candidato può scegliere una sola regione in cui candidarsi e lo fa con maggiore consapevolezza piuttosto che finire nella lotteria nazionale della sede di lavoro. Altra criticità da affrontare è quella di velocizzare ancor di più i concorsi evitando tuttavia di finire con graduatorie lunghissime di idonei. Per queste ragione si è scelto di eliminare la prova orale tagliando i tempi e riducendo la percentuale di idonei nei limiti del 20 per cento in più del numero dei posti messi a concorso.