Le decisioni a livello di Commissione e Parlamento Europeo hanno un impatto importante sulle classi energetiche e sulle case green
Si fa sempre più stringente il dibattito in seno al Trilogo, Commissione Europea, Consiglio d’Europa e Parlamento Europeo in materia di SDG’s. Gli obiettivi indicati delle Nazioni Unite per salvare la Terra dal disastro ambientale verso il quale sta, lentamente, ma inesorabilmente, scivolando. Il tema, di caldissima e strettissima attualità, è in ordine alla fine del carburante fossile e ai salti di classe energetica degli immobili.
Il tema è diventato di strettissima attualità perché, ad un anno esatto dalla scadenza della nona Legislatura del Parlamento Europeo, alcuni membri dello stesso hanno avvertito l’urgenza profonda di lasciare un segno tangibile in materia. Un segno che ha preso la forma e la sostanza di una proposta di legge, parte della quale già approvata, che indica termini certi e predittivi per avvicinare i dati degli obiettivi ONU.
Case Green, le conseguenze delle scelte italiane
In particolare, il testo di legge si è concentrato su due aspetti fondamentali. Le emissioni dei mezzi di trasporto e le emissioni ed il risparmio nella produzione di energia degli immobili. Nel primo caso, le indicazioni sono state soprattutto sul termine della produzione di automobili con motore endotermico. Nel secondo caso, come anticipato, ci si è concentrati sui salti di categoria energetica.
Nello specifico il progetto in discussione nel Trilogo, divenuto di fatto bandiera dell’Unione Europea, è partito da un assunto semplice ma incontestabile. La maggior parte delle classi energetiche degli immobili italiani ed europei sono basse e a ridottissima efficienza energetica. La conseguenza è chiara. Le emissioni di CO2 sono elevatissime, i risparmi inferiori al necessario e le tendenze, nella costruzione dei nuovi immobili, non promettono nulla di buono. Parola d’ordine accelerare.
Costringere i consumatori europei ad arrivare, entro il 2030 in classe energetica E, entro il 2033 in classe D e puntare, decisi, alla classe C entro il 2038. Il tema coinvolge tanto gli immobili attuali, le stime parlano di costi non inferiori ai 60.000 euro per il salto di classe, quanto gli immobili del futuro. Il no del Governo italiano al progetto è netto. Così come è netto quello del Governo tedesco. Che fare quindi? La soluzione pratica potrebbe investire l’esenzione al raggiungimento dell’obiettivo per alcune fasce di reddito e per diverse tipologie di immobili. Ma la strada è segnata.