Giovani e lavoro: i dati riportati dal governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco

Arriva il periodico rapporto economico del direttore della banca d’Italia. Sarò l’ultimo per Ignazio Visco, a fine mandato

Lavoro precario in Italia (Canva)

Si è svolto il periodico rapporto sulla situazione generale dell’economia dell’Italia da parte del direttore della banca d’Italia Ignazio Visco. Per il direttore sarà l’ultimo rapporto visto che, dopo dodici anni, è ormai alla fine del suo mandato. Il rapporto del direttore ha toccato tra i diversi temi anche quello del lavoro.

Banca d’Italia, i dati preoccupanti sul lavoro

Lavoro precario in Italia (Canva)

Secondo i dati ufficiali il 20 per cento del giovani restano in media con un contratto di lavoro precario per 5 anni: “Troppi, non solo tra i giovani non hanno un’occupazione regolare o, pur avendola, non si vedono riconosciute condizioni contrattuali adeguate“, ha affermato Visco. Inoltre, i dati in possesso della Banca d’Italia indicano un aumento del 30 per cento di lavoratori con retribuzioni particolarmente basse.

Per guadagni molto bassi si intende sotto il 60% della media di 11.600 euro l’anno. La Banca d’Italia fa riferimento a dati certi. Sul tema del lavoro l’istituto ha puntato l’attenzione su due criticità: la precarietà prolungata e l’aumento sensibile delle paghe troppo basse. Per questa ragione appare sempre più complessa la strategia relativa agli incentivi alla natalità offrendo degli misure economiche aggiuntive all’assegno unico.

I numeri dicono che il lavoro precario dura troppo ed troppe persone lavorano con paghe troppo basse. L’Italia necessita sicuramente di norme che riducano la precarietà incentivando le imprese ad investire sulle risorse umane. Il fenomeno del lavoro povero è un aumento. Sono sempre di più i lavoratori che pur stando impegnati a lavoro non riescono poi a guadagnare abbastanza per vivere dignitosamente. E più aumentano queste persone e meno saranno le possibilità che possano avere dei figli.

Visco si è poi soffermato sul Pil che nel 2023 crescerà in media dell’1 per cento stando ai dati in possesso in questo momento. Scongiurata così la recessione anche se per un margine basso. I depositi bancari hanno avuto un calo del 6 per cento che la Banca d’Italia ritiene fisiologico dato il periodo di inflazione.

 

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