Non tutte le università offrono percorsi accademici con gli stessi livelli di sbocco occupazionale
Il mondo del lavoro in Italia è sempre molto complesso e ricco di criticità. Oggi la fotografia del sistema è quella di un’ampia fascia di persone anche giovani senza lavoro mentre in molti campi mancano figure specializzate. Ciò vuol dire che non c’è una formazione adeguata ai tempi e aggiornata in base alle esigenze produttive.
Del resto, il tasso di disoccupazione totale aggiornato all’ultimo riscontro Istat è del 7,8% mentre quello giovanile è al 20,4%. I Neet invece, ossia giovani tra i 18 e i 29 anni che non studiano e non lavorano sono il 23,1%. Inoltre, le difficoltà per tanti laureati di trovare sbocchi in Italia consoni ai loro studi sta facendo crollare il numero di iscritti presso le università. Così i numeri dicono che quest’anno c’è stato un calo del 2 per cento degli iscritti che equivale al 5 per cento se confrontato con quello di due anni fa.
Si tratta di un calo costante dovuto principalmente al sistema Italia che non riesce a favorire l’incontro tra formazione e richieste di risorse lavorative. In questo scenario esistono poi nelle Università le facoltà a numero chiuso. Per entrare, infatti, è necessario superare un test di ingresso. Le facoltà che assicurano ancora un iscrizione aperta sono dieci e sono le seguenti:
lettere
lingue straniere
economia
ingegneria (a seconda dell’ateneo, in molti casi è invece previsto)
giurisprudenza
scienze politiche
scienze della comunicazione
scienze motorie
scienze biologiche
scienze e tecniche psicologiche (a seconda dell’ateneo).
Gli svantaggi del numero chiuso sono le aule spesso meno capienti rispetto alla necessità e in generale un aggravio del lavoro dei docenti che non riescono a seguire adeguatamente tutti gli iscritti. A dicembre gli immatricolati presso una delle università italiane sono stati 295.660 di cui 129.085 uomini e 166.575 donne. Il calo è evidente rispetto allo scorso anno in cui si registravano 301.776 di cui 169.981 maschi e 131.795 femmine. Queste ultime, però, vanno on controtendenza perché aumentano invece di diminuire rispetto agli uomini.