Il calo demografico preoccupa tutto il paese, contrazione degli iscritti in tutti i livelli scolastici, dalla primaria alle superiori; vediamo i dati.
Il calo demografico nazionale ha iniziato a chiedere il conto della sua presenza. Calano le iscrizioni sempre più vertiginosamente. I dati parlano di contrazioni prima nelle scuole primarie e poi, come un’onda d’urto, nelle scuole secondarie e superiori. Ce lo spiega Brunella Marconi, segretaria provinciale dello Snals (Sindacato Nazionale Autonomo Lavoratori Scuola) Confsal (Confederazione generale dei Sindacati Autonomi dei Lavoratori) di Viterbo in un intervista rilasciata sul Messaggero il 3 febbraio.
“il calo demografico si percepisce maggiormente nell’infanzia e nella primaria, ma negli anni, come un’onda d’urto travolgerà anche medie e superiori“. La contrazione, difatti, nel nuovo trimestre è stata di grande impatto: 2023 – 2024 vede una diminuzione di iscritti di 130mila studenti e una chiusura di quasi 5mila classi. Un dato preoccupante che segue un trend statistico a partire dal 2015 e che, come spiegato dalla segretaria Marconi, si ripercuote dalle classi primarie fino ad oggi.
A partire dal 2015 – 2016 è stato constatato una riduzione di 20mila alunni, seguito dal 2018 – 2019 con un altro calo di 75mila studenti. si arriva, infine, al record segnato di contrazione che sembra essere stato superato solo da questo ultimo trimestre: 2021 – 2022 con una contrazione di 100mila alunni, superato solo dal nuovo record di questo trimestre di 130mila.
Questa grandissima contrazione mette sul tavolo vari problemi che non riguardano strettamente solo il livello demografico. Difatti al diminuire degli iscritti crollano il numero delle classi, questo trimestre si stimano 5mila classi in meno e quindi l’esubero degli insegnanti. Questo esubero mette in difficolta docenti e lavoratori del mondo scolastico, soggetti a trasferimenti ed a nuovi riposizionamenti.
Tale esubero comporta, quindi, un’inevitabile diminuzione delle cattedre, con un soprannumero di docenti che dovranno essere redistribuiti. Ciò provoca non poca preoccupazione su come e quando verrà trovata una posizione idonea per gli insegnanti. Tutto ciò preoccupa anche il Ministero, dal quale i docenti attendono nuove direttive per comprendere il loro riposizionamento a causa delle contrazioni di questi ultimi 3 anni.