Immaginate di ricevere un importo pari ad uno stipendio gratuitamente senza dover cercare lavoro, un sogno? No, è il reddito di base universale e potrebbe presto arrivare anche in Italia.
Nel, non tanto lontano, Regno Unito, sono stati avviati degli interessanti progetti per tutelare le persone, soprattutto i giovani, a forte rischio di esclusione sociale. La lotta alla povertà è ad oggi l’obiettivo numero uno di numerosi governi europei, poiché cittadini che vivono nel benessere economico impattano positivamente sul sistema economico nazionale.
Il Governo inglese ha deciso per questo di introdurre il nuovo reddito di base universale, conosciuto in Italia invece come reddito di cittadinanza. Nonostante il nome possa far credere che si tratti del medesimo aiuto, la versione inglese presenta qualche caratteristica diversa che presto potremmo vedere anche nel nostro Paese.
Il nuovo progetto di aiuto, finanziato dal governo, si presenta come un sostegno erogato a circa 500 cittadini inglesi, che testeranno per un periodo di due anni gli effetti che il reddito ha sulla vita personale e sull’economia del paese. Molte le similitudini con il nostro reddito di cittadinanza, anche se la principale differenza è che il reddito universale non è incentrato sull’impiego e sulla ricerca di una nuova occupazione.
Il reddito di base universale infatti non ha come scopo quello di far trovare al cittadino un’occupazione e ridurre la disoccupazione. La ricerca del lavoro in questo caso non rappresenta un punto focale per ricevere il sussidio. L’altra differenza è che a beneficiare di tale sostegno sono i giovani, in particolari quelli senza famiglia e che si ritrovano nelle comunità per minori e che devono affacciarsi alla vita da adulti senza alcun sostegno alle spalle. Per loro il governo inglese ha pensato ad un sostegno pari a circa 1.850 euro mensili, insieme alla consulenza, supporto individuale e percorso formativo. In questo modo questi giovani adulti con un passato difficile alle spalle, potranno avere una possibilità maggiore di trovare lavoro e contribuire al benessere della nazione.
Trascorsi i due anni di prova, il progetto mira ad estendere la propria assistenza anche ad altri soggetti cosiddetti deboli. In questo modo ci saranno più opportunità di inclusione e di benessere per tutta quella fetta di società che ad oggi è tagliata fuori dal mondo del lavoro, e che soffre a causa della povertà. Il sostegno economico mira quindi a migliorare non solo lo stile di vita dei più vulnerabili, ma anche migliorare lo stato di salute psicofisica che spesso sconvolge la vita di questi cittadini.