Assegno unico: alcuni cittadini avranno somme più altre ma c’è anche chi subisce il taglio. Perché questi cambiamento
Dopo i calcoli, l’Inps ha effettuato i conguagli per l’Assegno Unico e Universale, sia in positivo che in negativo. Ciò significa che in molti casi l’importo da erogare a famiglie con figli è cambiato. Infatti a maggio l’assegno è arrivato in ritardo.
Lo stesso Istituto di Previdenza ha spiegato che il motivo dei pagamenti posticipati è nei nuovi conti che ha effettuato. Per effetto di ciò, 512mila famiglie si sono trovate l’importo aumentato in media di 272 euro: una spesa di 140 milioni di euro circa. Altre 378mila famiglie, invece, hanno restituito in media 41 euro che in precedenza erano stati erogati per errore, recuperando così circa 15 milioni di euro.
Assegno unico: ritardi, aumenti e restituzioni. I motivi
Nel messaggio numero 1947 del 26 maggio scorso l’Inps ha spiegato che le operazioni di ricalcolo sono state effettuate per via “delle variazioni della cornice normativa” dell’Assegno Unico. Detto in altri termini, è stato necessario un adeguamento per le nuove norme previste dalla Legge di Bilancio 2023. Inoltre ci sono le variazione dei dati Isee. I cittadini interessati alla variazione dell’assegno saranno informati “con un sms e un messaggio e-mail e potranno approfondire le modalità di calcolo rivolgendosi al contact center oppure alle sedi dell’istituto”.
Per i percettori abituali che non hanno subito variazioni Isee, l’Assegno arriva tra il 10 e il 20 di ogni mese, mentre dal 20 in poi, fino all’ultimo giorno del mese, vengono erogati gli altri. A maggio i tempi si sono allungati per tutti. Per quanto riguarda le somme che invece dovranno essere restituite, dal 10 giugno saranno indicati in un’apposita sezione della procedura Assegno Unico e Universale sul sito www.inps.it.
Quali sono i soggetti chiamati a restituire? Sono le famiglie monogenitoriali. Infatti da ottobre 2022, i beneficiari dell’Assegno che rientrano in questa categoria avranno già notato la sottrazione della maggiorazione dalla quota mensile, fino a 30 euro, prevista quando entrambi i genitori producono reddito. Ma perché dovranno restituire una parte?
Finora è stata erogata una maggiorazione mensile per ogni figlio minorenne a carico, “nel caso in cui entrambi i genitori” lavorassero, come previsto dall’articolo 4, comma 8, del decreto legislativo numero 230/2021 che istituisce l’Assegno Unico. La maggiorazione è pari a 30 euro nel caso di famiglie con un Isee inferiore a 15mila euro annui. Si va invece a ridurre progressivamente, per chi supera questa soglia, fino ad azzerarsi per i redditi Isee dai 40mila euro in poi.