Il decreto lavoro dello scorso 1 maggio è intervenuto anche sugli strumenti collegati al lavoro come la Naspi
La Naspi, o nuova indennità di disoccupazione, è in vigore dal 2015 con la formula attuale. Si tratta di un ammortizzatore sociale che scatta nel momento in cui un lavoratore dipendente perde il posto di lavoro in maniera involontaria, ossia senza che siano scattate le dimissioni. Ciò è dovuto al fatto che perdere il lavoro, specie in un paese come l’Italia dove è difficile trovarne poi un altro in tempi brevi, può rappresentare una fase molto difficile della propria vita.
Naspi, la novità dal decreto lavoro
Naspi e decreto lavoro (Canva)In questa fase economica difficile, poi, perdere il lavoro può essere ancora più problematico. Infatti l’inflazione ha ridotto il potere di acquisto ma gli stipendi non si sono adeguati. Ciò ha fatto scattare gli aumenti dei tassi di interesse da parte della Bce che regola la moneta comportando un calo degli investimenti.
Tuttavia, per coloro che perdono il lavoro subordinato involontariamente esiste un assegno, la Naspi, che si può erogare fino ad un massimo di 24 mesi. Inoltre, la Naspi va erogata per la metà dei mesi lavorati rispettando il limite massimo dei 24 mesi. Quindi, chi ha lavorato 14 mesi riceverà 7 mesi di Naspi.
L’importo previsto dalla Naspi corrisponde a circa il 75% sulla media delle mensilità incassate in busta paga negli ultimi sei mesi. Esiste, però, un tetto massimo erogabile sotto forma di Naspi quest’anno aumentati per effetto dell’adeguamento all’inflazione. Infatti l’adeguamento è dovuto anche per i massimali Naspi.
Sulla Naspi è intervenuto anche il governo con il decreto lavoro dello scorso 1 maggio. Tra i vari punti toccati della materia lavoro c’è anche l’assegno di disoccupazione. La novità riguarda il tentativo di stanare coloro che cercano di raggirare la norma della volontarietà per accedere alla Naspi. Infatti il decreto prevede che in caso di assenze ingiustificate per sei giorni consecutivi il rapporto di lavoro viene considerato poi chiuso non per licenziamento bensì volontariamente. In questo modo si cerca di stanare il raggiro che fa apparire licenziamento quello che è, in realtà, un caso di dimissioni volontarie.