Il Decreto del Governo Meloni per la costruzione del Ponte sullo Stretto tra Messina e Reggio Calabria è legge. Passi operativi, pro e contro
Nei giorni scorsi è diventato legge dello Stato il Decreto del Governo del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni che, avvia il percorso per la costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina. Parliamo della più grande opera pubblica degli ultimi quaranta anni. Un’opera pubblica che è stata il sogno di rappresentanti del Governo nazionale e dei governi locali per decenni e che, oggi, inizia a prendere forma e sostanza.
Il Decreto, scritto dal Ministro delle Infrastrutture e Trasporti Matteo Salvini, già approvato il 16 maggio dalla Camera dei Deputati, è stato convertito, in via definitiva, dal Senato con una larghissima maggioranza. Sono stati 103 i senatori che hanno votato a favore, 49 quelli che hanno espresso voto contrario e 3 si sono astenuti. Il cuore del provvedimento dell’esecutivo Meloni è il riassetto della Società Stretto di Messina Spa. La società in house dello Stato italiano che dovrà progettare e realizzare l’opera.
L’opera è davvero imponente. Parliamo di un ponte sospeso, dell’altezza di 65 metri, con lo scopo di rendere transitabili le grandi navi. Con una lunghezza di 3300 metri, una larghezza di quasi 61 metri e piloni portanti di 400 metri. Al suo interno 8 corsie complessive, tre per ogni senso di marcia per le auto e due per i binari ferroviari. Il progetto prevede una tenuta antisismica fino ad un evento di 7,1 gradi della Scala Richter. Il transito previsto è di 6000 autoveicoli ogni ora e di 200 treni al giorno.
Il progetto, come detto, sarà gestito dalla Stretto di Messina Spa la cui maggioranza delle azioni, il 51%, e in pancia al Ministero dell’Economia e delle Finanza che, di concerto con il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, fornirà le linee guida operative e le compatibilità economiche. La parte rimanente dell’azionariato è divisa tra Anas, le due regioni interessate e azionisti minori. Compatibilità economiche che partono da un dato molto netto, il costo finale non sarà inferiore ai 13,5 miliardi di euro. Ma il ritorno, nell’arco dei primi dieci anni di attività, si prevede sia almeno di dieci volte tanto.
Fin qui i pro. Ma non possiamo, per dovere di cronaca, sottacere i contro al progetto. Tre in particolare: la violenza dei venti che spirano sullo Stretto, la variazione di circa 10 millimetri l’anno della distanza tra le due coste, l’importante rischio sismico. Tutti fattori a cui saranno chiamati a rispondere i progettisti e gli esecutori materiali dell’opera. Ma il progetto è in viaggio