Secondo le ultime indiscrezioni, l’Unione Europea starebbe valutando l’introduzione di una nuova tassa sull’eredità: in cosa consiste l’imposta e le ragioni della scelta.
L’Unione Europea sarebbe a lavoro per introdurre una nuova tassa che a breve potrebbe pesare sulle tasche dei contribuenti. Si tratterebbe di un’imposta sull’eredità, una manovra il cui valore si aggirerebbe intorno ai 10 miliardi di euro annui.
Una decisione che deriva dalla diminuzione delle nascite e dall’invecchiamento della popolazione nel Continente europeo. L’Ue, dunque, starebbe pensando di introdurre questa tassa per andare a compensare il calo dell’Irpef.
Sono mesi che ormai si parla, non solo in Italia, del calo delle nascite. Tra le nazioni meno feconde di tutta l’Unione Europea si colloca il nostro Paese che occupa il terzultimo posto con 1,3 figli per donna. Di contro aumenta anche la quota della popolazione anziana in tutto il Continente. Un trend che, secondo le recenti stime, non tenderà a migliorare, anzi. Entro il 2050 si prevede che le persone over 50 aumenteranno del 15% rispetto al 2020 e già dal 2035 i decessi cresceranno del circa 60%.
Tutte statistiche che avrebbero messo in allarme l’Unione Europea. L’Ue, insieme all’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) ed l’Fmi (Fondo monetario internazionale), secondo quanto riportano i colleghi de Il Giornale, starebbero valutando l’introduzione di una nuova tassa. Nel dettaglio, si parla di una tassa sull’eredità che porterebbe introiti per 10 miliardi di euro all’anno grazie ai beni che vengono trasferiti dai genitori ai figli. Questa mossa genererebbe entrate nelle casse dello Stato compensando il calo dell’Irpef.
In Italia, al momento, le eredità in linea diretta sono tassate con un’aliquota del 4% su importi che superano la soglia di un milione di euro. Nelle altre nazioni, invece, come scrive la redazione de Il Giornale, le aliquote sono maggiori e previste per franchigie più basse rispetto all’Italia. Introducendo una tassa simile nel nostro Paese, i ricavi dello Stato potrebbero passare dai 500 milioni di euro del 2020 a 10 miliardi di euro annui, ossia venti volte tanto.