In molti si domandano quanto possa guadagnare un medico di base, o anche noto come “quello della mutua”. La risposta stupisce.
La figura del medico di base, o dottore della mutua, come fino a qualche anno fa veniva comunemente chiamato, è molto importante nella nostra sanità. Si tratta della figura professionale di cui tutti noi beneficiamo, dal quale andiamo quando abbiamo bisogno di ricette o per effettuare una visita generale. Inoltre, si occupa anche di gestire la nostra documentazione medica personale e aiutarci nella prevenzione di diverse malattie.
Tutti abbiamo il nostro medico di fiducia, scelto tramite la Asl, basandoci su quelli che hanno ancora disponibilità e scegliendolo anche in base alla vicinanza alla nostra abitazione. Ciò che non tutti sanno, è che questa figura professionale guadagna a seconda di quanti pazienti segue. Per legge non può seguirne più di 1.500, e lo stipendio medio mensile può variare parecchio proprio in virtù di queste variabili.
Medico della mutua, ecco a quanto ammonta il suo stipendio mensile
Un medico di base ha un salario medio che oscilla tra i 40 e i 60.000 Euro all’anno lordi, ma di solito quelli che lavorano nelle città più grandi guadagnano di più rispetto a quelli dei piccoli paesi. Inoltre, lo stipendio può aumentare e arrivare fino a 105.000 Euro annui raggiungibili grazie ad altre varianti. Una di queste ha a che vedere proprio con il numero di pazienti che assiste.
Un dottore che assiste meno di 500 pazienti guadagna all’anno 70 Euro lordi a persona, mentre chi ne ha più di 500 ne prende 35 lordi sempre all’anno. Facendo quindi un rapido calcolo, senza considerare bonus e incentivi, di solito un salario di un medico di base al mese prende tra i 2.300 e i 5.000 Euro. Bisogna considerare, tuttavia, come un professionista che lavora in regioni come Lazio, Campania o Lombardia prende di solito sui 60.000 Euro all’anno, mentre in altre regioni come la Calabria lo stipendio annuo è di circa 40.000 Euro.
A tale somma si possono poi aggiungere ulteriori importi derivanti dall’attività della libera professione, dal partecipare a progetti di prevenzione o il seguire pazienti affetti da malattie croniche. A questi si sommano poi le maggiorazioni previste per la reperibilità notturna o i contributi per pazienti sopra i 75 anni.