Ci sono novità sui condoni edilizi per l’anno 2023. Questo è ciò che serve se si intende regolarizzare un immobile e non pagare sanzioni.
Gli abusi edilizi non sono certo una novità, nel nostro Paese, e possono essere piccoli o grandi, come nel caso di una casa costruita su un terreno non edificabile o per il quale non si sono richiesti i giusti permessi. Può trattarsi, invece, di modifiche effettuate a parti di una casa, come una veranda, e per cui è possibile sfruttare i condoni edilizi. Per questo 2023 ci sono alcune novità in questo ambito.
Ma cosa si intende per condono edilizio? Si tratta di un modo risolvere eventuali abusi senza correre il rischio di pagare sanzioni. In Italia ci sono stati finora tre condoni, l’ultimo dei quali nel 2003, ed è possibile che ne venga promulgato un altro nei prossimi anni. Naturalmente non bisogna fare confusione tra condono e sanatoria: il primo è una misura eccezionale di cui non si può sapere un anticipo l’arrivo. La sanatoria, al contrario, è la possibilità di intervenire amministrativamente grazio a norme urbanistiche.
Alcune cose, tuttavia, sono cambiate, e ora le possibilità di accedere alla sanatoria edilizia sono più limitate del passato, inoltre si tiene in maggiore conto la data di esecuzione della struttura e quella della richiesta per la sanatoria, appunto.
A poter essere condonate sono alcune particolari opere eseguite prima del 31 marzo 2003, mentre a non poter essere condonate sono gli immobili o le opere finanziati con soldi pubblici dal 31 dicembre 1995 in poi, lavori su una costruzione già oggetto di condono, lavori eseguite da condannati per associazione mafiosa o riciclaggio, opere in cui non si possono fare interventi antisismici e quelle su proprietà già con vincoli.
Di solito condonare un immobile costa tra i 60 e i 120 Euro al metro quadro, e a farne richiesta possono essere tutti i cittadini, a patto che siano in regola con il pagamento delle tasse legate proprio alla casa. Inoltre, per legge, chi ha costruito abusivamente, può fare richiesta di condono se passati 30 anni dalla costruzione dell’immobile.