Se vivi in uno di questi comuni puoi richiedere un cospicuo bonus pari a 2.500 euro annui. Ecco quali sono i requisiti e come inoltrare la domanda.
L’Italia sta attraversando un periodo davvero difficile, soprattutto dal punto di vista economico. Sono tante le famiglie che ad oggi non riescono a fronteggiare i continui aumenti su bollette, beni e servizi di prima necessità e precariato. Questa situazione colpisce in particolare i giovani che non riescono a costruire un futuro solido, a creare una famiglia e trovare un’occupazione stabile.
Il fenomeno sta preoccupando soprattutto per il calo delle nuove nascite, decretando l’Italia un paese “vecchio”. Proprio per far fronte a questo fenomeno alcuni comuni italiani hanno deciso di mettere a disposizione dei cittadini un bonus bebè del valore di oltre 2.000 euro. Ecco i requisiti e come ottenerlo.
Bonus bebè, a chi spetta?
Esistono alcune regioni italiane che vivono uno spopolamento incredibile. Di fatto i giovani preferiscono spostarsi nelle grandi città per studio o per avere maggiori opportunità di lavoro. Questo come anticipato si rispecchia soprattutto nel calo delle nascite e del numero di abitanti nei comuni montani. Alcune regioni in particolare, come l’Abruzzo, ha disposto tutta una serie di incentivi ed agevolazioni per coloro che si trasferiscono nella regione e nei comuni montani.
Sono circa 170 i comuni, soprattutto delle zone montane, che aderiscono all’iniziativa, e che devolveranno ai genitori dei nuovi piccoli arrivati un bonus pari a 2.500 euro annui, a prescindere dal reddito. Il bonus verrà riconosciuto per i primi tre anni di vita del bambino e servirà ai neo genitori a supportare le spese legate a cibo, medicine, culle, passeggini e tutto il necessario per prendersi cura di un neonato.
L’assegno annuale a fondo perduto ha lo scopo di aiutare le famiglie in cui nasce un bambino, o viene adottato o preso in affidamento, in uno dei comuni colpiti dallo spopolamento. La legge regionale ha previsto 1.7 milioni di euro per finanziare il progetto solo nell’anno 2023. L’iniziativa rappresenta sicuramente un passo avanti per incentivare il ripopolamento di queste zone, ma da sola non basterà se non viene affiancato un ammodernamento dei servizi sanitari, di istruzione, di trasporto pubblico e molto altro.