È arrivato il via libera della Camera dei Deputati sulla proposta di legge in materia di equo compenso per i professionisti: di cosa si tratta e cosa prevede il testo.
Nei giorni scorsi, la Camera dei Deputati ha dato l’ok alla proposta di legge relativa all’equo compenso sulle prestazioni ed i servizi dei professionisti. La proposta è divenuta legge con 243 voti a favore e nessuno contrario, 59 le astensioni.
Ad annunciare il via libera definitivo è stata la premier Giorgia Meloni sui propri profili social. Il Presidente del Consiglio dei Ministri ha voluto, dunque, ringraziare deputati e senatori per l’importante traguardo raggiunto per la categoria dei professionisti.
Equo compenso, la proposta diventa legge: l’annuncio di Giorgia Meloni
“Ringrazio deputati e senatori per l’importante traguardo raggiunto che ha l’obiettivo di restituire dignità e giustizia ai tanti professionisti a cui per troppo tempo sono state imposte condizioni economicamente inique”. Con queste parole, in un post pubblicato sulla propria pagina Facebook, Giorgia Meloni ha annunciato il via libera definitivo della Camera sulla proposta di legge dell’equo compenso. L’approvazione è arrivata qualche giorno fa dopo la seduta alla Camera che ha votato a favore della proposta con 243 si, zero voti contrari e 59 astenuti.
Ma di cosa si tratta? A definire l’equo compenso è la stessa proposta diventata legge: si tratta di un compenso proporzionato per i professionisti in base alla qualità e alla quantità delle prestazioni svolte e a quelle che sono i parametri ministeriali. Questo, secondo la legge, come riporta la redazione de Il Messaggero, dovrà essere versato dalle imprese bancarie e assicurative, dalla Pubblica Amministrazione e dalle aziende di grandi dimensioni, ossia quelle con più di cinquanta dipendenti o che abbiano un fatturato che supera la soglia dei 10 milioni di euro.
Una misura che, dunque, che va a tutelare i professionisti che svolgono anche attività non regolamentate, come gli amministratori di condominio o i revisori legali. Gli Ordini e i Collegi, grazie a questa legge, potranno anche comminare sanzioni ai propri iscritti che accettano compensi più bassi rispetto a quelli stabiliti dalle soglie ministeriali o eventualmente avviare una class action per tutelarli.
Nel testo, come riporta Il Messaggero, è prevista anche l’istituzione di un Osservatorio in materia di equo compenso, presso il ministero della Giustizia, che dovrà vigilare sull’eventuale rispetto delle normative.