L’Unione Europea sembra sempre più votata al reddito minimo universale, e l’Italia dovrebbe adeguarsi. In cosa consiste e cosa pensa il Governo.
Come è noto, a breve il Reddito di Cittadinanza andrà in pensione e verrà sostituito dal MIA, una misura voluta dal Governo Meloni dagli importi decisamente più bassi e la durata più corta. Non più una misura di sostegno, quindi, quanto un modo per spingere i cittadini a trovare lavoro più velocemente potendo fungere nel frattempo di un supporto. L’Unione Europea, tuttavia, è di altro avviso.
L’Europa chiede infatti che tutti gli Stati membri si adeguino e forniscano un reddito minimo adeguato aa tutti i suoi cittadini in modo da consentire loro una vita dignitosa. Una raccomandazione, finora, ma che potrebbe diventare a breve una vera e propria legge. Nei due anni di pandemia, infatti, ben il 95% della popolazione europea ha rischiato di sfiorare la soglia di povertà, e questo ha spinto la UE a correre ai ripari.
Si parla da tempo di fornire a tutti i cittadini europei un reddito minimo universale, ovvero un importo fisso al mese a prescindere da patrimonio, occupazione o altro. In questo caso il Parlamento Europeo parla più prudentemente di una base sotto la quale nessun cittadino dovrebbe finire, per diminuire il numero delle persone a rischio povertà e migliorare la condizione sociale e anche economica sul lungo periodo.
Una linea di pensiero che stride con il Governo italiano, che ha sempre voluto combattere misure di sussidio, e ha praticamente dimezzato gli importi del RDC, fissati ora a circa 350 Euro, un importo non certo sufficiente per vivere. Benché l’Italia abbia accettato, non poteva fare diversamente, la raccomandazione della UE, tuttavia ha frenato sull’introduzione del reddito minimo.
Il motivo è una mancanza di fondi: il Paese non riuscirebbe a sostenere una spesa tanto ingente, soprattutto in un periodo storico tanto complicato e già segnato da numerosi costi e esborsi. Non resta che vedere cosa succederà qualora la proposta del reddito minimo dovesse diventare realtà, costringendo così di fatto il Paese ad adeguarsi.