Una nuova sentenza ha dato il via libera per il rimborso dell’Imu. Attenzione però non tutti potranno richiederlo
La sentenza della Corte Costituzionale ha stabilito che l’Imu – la norma del 2011 per sostituire l’ICI – ovvero una tassa patrimoniale che colpisce il valore immobiliare del patrimonio e ha incorporato una parte dell’IRPEF e delle addizionali relative ai redditi fondiari su beni non locati, che limitava l’esenzione Imu solo alla prima casa era illegittima, in quanto discriminava coloro che decidono di sposarsi o di costituire un’unione civile rispetto ai conviventi di fatto.
Pertanto, se la seconda casa è la residenza di uno dei coniugi e i questi hanno residenza in abitazioni differenti, anche all’interno dello stesso comune, non sarà applicata l’imposta sugli immobili. Tuttavia, il cittadino dovrà dimostrare di risiedere e dimorare abitualmente nell’immobile in questione, ad esempio attraverso le bollette delle utenze o la scelta del medico di base.
Rimborso dell’Imu: ecco le condizioni
Se i coniugi o i partner registrati hanno due case principali in comuni differenti o nello stesso comune, potrebbero ottenere una doppia esenzione Imu, ma solo se l’immobile è la loro residenza e dimora abituale. Il rimborso dell’Imu riguarderà i coniugi che hanno pagato una maggiore imposta negli ultimi cinque anni e quindi, retroattivamente, le richieste relative alle somme versate dal 2017 al 2022 potrebbero essere accettate.
Per dimostrare la dimora abituale nell’immobile, ci sono diverse opzioni come la presentazione dei consumi effettivi di luce, acqua e gas, la scelta del medico di base nella zona, l’iscrizione di figli a scuole o istituti di istruzione nelle vicinanze. Per quanto riguarda la tassa sui rifiuti (Tari), si consiglia di fornire la dichiarazione che si basa sulla quantità effettivamente prodotta.
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Il contribuente è responsabile di fornire tutta la documentazione necessaria, non solo la prova del pagamento dell’IMU. L’amministrazione potrebbe comunque effettuare ulteriori verifiche, sia sul piano anagrafico che sui consumi relativi alle utenze, e potrebbero esserci controlli supplementari per verificare se gli immobili sono affittati.
Come richiedere il rimborso dell’Imu (con effetto retroattivo)
I rimborsi relativi all’Imu non sono automatici, ma devono essere richiesti dal singolo cittadino. La richiesta può essere presentata al proprio Comune di residenza entro 5 anni dal momento del versamento o dal momento in cui è sorto il diritto alla restituzione, ovvero il 13 ottobre 2022, quando è stata depositata la sentenza della Corte costituzionale.
Per facilitare la richiesta, Confedilizia ha predisposto un modello di istanza disponibile presso gli sportelli delle associazioni territoriali. Nel caso in cui la richiesta non venga accolta e si ritenga di avere diritto al risarcimento, è possibile rivolgersi a un giudice tributario.
Rimborsi Imu, la norma ha effetto retroattivo
La recente normativa ha un impatto retroattivo: si possono presentare richieste di rimborso dell’imposta pagata anche per gli anni precedenti ancora soggetti a potenziale accertamento (ultimi 5 anni). È importante notare che la richiesta tardiva non dà diritto al rimborso: la Corte di Cassazione ha stabilito che, una volta scaduto il termine di decadenza (5 anni), l’interessato non ha più alcuna possibilità di ottenere il rimborso.
La richiesta di rimborso può essere avanzata anche se c’è una controversia in corso, ma solo in determinate situazioni. Se il Comune ha già emesso un avviso di accertamento nel corso di una delle numerose campagne di riscossione finalizzate all’individuazione di coppie con diverse residenze e il cittadino ha già effettuato il pagamento, non sarà più possibile richiedere il rimborso.
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Non sarà concesso il rimborso per coloro che hanno deciso di non pagare e hanno lasciato trascorrere i 60 giorni previsti per l’impugnazione. Lo stesso vale nel caso in cui il comune respinga la richiesta di esenzione o rimborso: il provvedimento di diniego potrà essere impugnato dinanzi al giudice tributario entro e non oltre i 60 giorni dall’invio della notifica