Ultimamente si è sentito spesso parlare di quoziente familiare: capiamo nel dettaglio a cosa serve, come si calcola e cosa può cambiare con la sua introduzione.
Negli ultimi mesi si è sentito parlare di quoziente familiare e di una sua possibile introduzione: ma di cosa si tratta nel dettaglio? L’Irpef è un sistema di tassazione basato sul reddito individuale dei cittadini, prevede l’aumentare delle tasse in base a quanto dichiarato nell’Isee. Si tratta, dunque, di un’imposta individuale che considera sempre il singolo reddito.
Questo sistema, tuttavia, ha creato dei problemi d’accesso alle misure d’assistenza rivolte alle categorie più disagiate. Capita spesso, infatti, che un cittadino venga considerato più benestante di quanto non lo sia realmente e si vede negati determinati benefici. Proprio per ovviare a questo problema, si è iniziato a parlare di quoziente familiare.
Per quoziente familiare si intende un sistema di tassazione molto diverso rispetto a quello dell’Irpef. Questa volta, le tasse non sono più calcolate prendendo come punto di riferimento il singolo cittadino, bensì il più ampio e complessivo nucleo familiare.
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La proposta, in realtà, non è nuova: fin dall’inizio degli anni 2000 si discute di questo progetto. E’ stato anche affrontato un primo esperimento per tentarne il funzionamento su scala nazionale: si è prestato al test il Comune di Parma. Applicò il quoziente familiare a livello locale, per capire se potesse migliorare l’accesso alle agevolazioni da parte dei cittadini con più problematiche economiche.
Questo sistema segue un principio molto semplice: l’obiettivo è quello di garantire risorse alle famiglie con difficoltà economiche. Il calcolo del reddito, in questo caso, si basa sulla somma complessiva dei redditi del nucleo familiare, da dividere per coefficiente pari al numero di componenti della famiglia. E’ un calcolo molto simile a quello operato per estrarre l’Indice della Situazione Economica Europea (ISEE).
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Tuttavia, questo sistema potrebbe portare con sé anche degli svantaggi. Uno dei timori riguarda l’eventualità che il quoziente familiare possa involontariamente favorire le famiglie più numerose, le quali, in proporzione, finirebbero per ricevere più aiuti economici, a prescindere dal reddito individuale dei componenti.