Entro la fine del mese di marzo appena iniziato dovrà molto probabilmente concretizzarsi almeno in parte il percorso di riforme fiscali previste dal governo guidato da Giorgia Meloni per il 2023. Ma che cosa potrebbe effettivamente cambiare?
Una delle voci più importanti nel programma elettorale della coalizione di centro-destra che ha poi formato il governo guidato da Giorgia Meloni riguarda cambiamenti sostanziali nelle tasse e nel fisco e quindi nel modo in cui lo Stato si interfaccia con i redditi di cittadini e imprese.
Secondo alcune dichiarazioni rilasciate dal viceministro dell’economia Leo lo scorso mese di febbraio possiamo ragionevolmente attendere che entro la metà di questo mese di marzo ci sarà l’approdo in Consiglio dei Ministri della riforma fiscale. Una serie di cambiamenti e riforme che punteggeranno tutto il 2023 ma anche gli anni successivi. Gli argomenti dovrebbero essere quelli relativi all’iva, l’IRPEF e la riduzione dell’ires. Queste le ipotesi più accreditate.
Taglio dell’IVA e riduzione dell’IRPEF, le riforme fiscali 2023
Andare a toccare e a modificare il sistema che mantiene il fbisco italiano è di certo complesso. Nelle passate legislature i governi hanno tentato, con risultati alterni, di modificare questa struttura che si è a sua volta complicata ulteriormente con ogni legislatura. Tra gli scopi dichiarati del governo guidato da Giorgia Meloni c’è quello di ridurre alcune voci e andare per esempio a cambiare il sistema dell’IRPEF.
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Al momento il sistema dell’IRPEF si compone di 4 aliquote, con una riduzione dalle 5 precedenti. Le aliquote sono scaglionate in base al reddito in questo modo: fino a 15 mila euro, fino a 28 mila euro, fino a 50 mila euro e sopra i 50 mila euro. Le percentuali dell’IRPEF sono state quindi rimodulate in questo modo: 23 per cento, 25 per cento, 35 per cento e 43 per cento. Da parte del governo ci sarebbe la volontà di arrivare a 3 scaglioni mantenendo, ma si tratta di una ipotesi, l’aliquota del 23 per cento per i redditi fino a 15 mila euro e poi accorpando i redditi fino a 28 mila euro e fino a 50 mila euro con una aliquota al 27 per cento, e mantenendo di nuovo inalterata al 43 per cento l’IRPEF per i redditi sopra i 50 mila euro.
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Un’altra ipotesi è quella di andare a toccare il sistema dell’iva per i prodotti. Come sottolineato sempre dallo stesso viceministro dell’economia, infatti, il sistema con cui viene applicata l’iva sui beni risulta penalizzante e in buona sostanza privo di una logica reale. Ci sarebbe quindi forse spazio per ridurre anche il peso del carrello della spesa. La riforma, come accennato, dovrebbe arrivare tra qualche giorno in Consiglio dei Ministri per potersi strutturare meglio, trovando anche la quadra sulla possibile eliminazione dell’irap e cambiamenti all’ires in modo tale che anche le imprese si sentano stimolate a investire.