Come devi comportarti se vieni minacciato per telefono? Per risolvere il problema, devi seguire questi passaggi.
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Ognuno si augura di non venir mai minacciato per telefono, tuttavia ricevere chiamate che infastidiscano e puntino ad intimidire è una realtà piuttosto comune. Può capitare che, nel corso di una conversazione con una persona con la quale si è in conflitto, si ascoltino delle parole poco piacevoli, pronunciate in preda alla rabbia con un tono minaccioso, al fine di ledere l’incolumità dell’altro. Ebbene, capiamo cosa fare e come comportarsi in queste occasioni.
Siamo davanti ad un vero e proprio reato: il Codice Penale lo punisce severamente, pur distinguendo tra minaccia lieve e minaccia aggravata.
Se vieni minacciato al telefono, devi subito fare questo
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Per quanto riguarda i termini ultimi entro i quali bisogna agire, nel caso di minaccia lieve (es. “questa me la paghi”), la querela deve avvenire entro i 90 giorni, mentre in caso di minaccia aggravata (es. “giusto che ti ammazzo”), la scadenza è di 180 giorni. La minaccia viene considerata aggravata e, di conseguenza, procedibile d’ufficio e punita severamente sulla base dell’art. 339 del Codice penale, sulla base del contenuto, del mezzo tramite il quale viene effettuata, dello stato di turbamento finale della vittima, delle circostanze e del coinvolgimento di più soggetti.
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Possiamo considerare minacce telefoniche tutte quelle chiamate in cui si è vittima di intimidazione verso sé stessi o il proprio patrimonio, e il danno è di una portata tale da limitare la libertà morale e psichica di chi è costretto a subire. Il reato non si presenta solo tramite parole pronunciate nel corso di una chiamata: sono inclusi anche semplici messaggi o gesti scritti.
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Quando ci si ritrova coinvolti in queste situazioni, è necessario conservare o fare in modo di avere le prove delle minacce: nel caso di un processo civile, bisognerà possedere prove documentali o testimoniali, nel caso di un processo penale, al contrario, la vittima può essere testimone stessa dei fatti. Quest’ultimo è il caso delle violenze sessuali o delle minacce per corruzione.