Il Reddito di Cittadinanza è giunto al termine. Quando verrà ufficialmente tolto e le possibili alternative in futuro.
Già da tempo si vociferava che il Reddito di Cittadinanza fosse giunto alla sua fine. Il Governo Meloni, ancor prima di essere eletto, aveva infatti espresso perplessità riguardo il sussidio. Oggi, con la Legge di bilancio del 2023, l’esecutivo ha formalizzato la fine del sostegno economico che in questi anni ha aiutato milioni di famiglie, per l’esattezza 1,7.
Secondo il Governo la manovra non sarebbe stata efficace nel fornire un concreto aiuto favorendo l’occupazione delle persone in difficoltà e avrebbe eccessivamente pesato sulle casse dello Stato, che ha investito circa 288 milioni di euro nella riforma in 4 anni. Oggi ufficialmente si ha una data di termine ufficiale del sussidio e anche una serie di modifiche che questo subirà negli ultimi mesi in cui sarà attivo.
La Legge di bilancio 2023 ha modificato in senso restrittivo, in attesa della sua totale cancellazione, il Reddito di Cittadinanza, il sussidio pensato per sostenere nuclei familiari in difficoltà economica e aiutare gli inoccupati mentre trovano un impiego. Lo aveva introdotto il Governo Conte 4 anni fa e oggi, il Governo Meloni, ne ha decretato ufficialmente la fine.
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Come stabilito con l’ultima Legge di bilancio, il sussidio sparirà completamente nel 2024, ma già nel 2023 cambieranno alcuni requisiti per accedere all’Rdc. Lo potranno ricevere infatti solo per sette mesi i cosiddetti “occupabili”, cioè tutti i maggiorenni under 65 che non hanno in famiglia minori, anziani sopra i 65 anni o persone con disabilità.
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La ministra del lavoro, Marina Calderon, in un’intervista, ha rassicurato sul fatto che quando non ci sarà più il Reddito di Cittadinanza ci saranno percorsi differenziati per sostenere le persone che prima usufruivano del sussidio. Questo sembra valere soprattutto per i “non occupabili”, che avranno diritto al Reddito di Cittadinanza per tutto il 2023. La ministra Calderone ha affermato che il Governo punta a coinvolgere i Comuni, i servizi sociali e il terzo settore per sostenere questa categoria di precettori dell’Rdc che dal 2024 si troveranno senza assistenza.