Una volta terminata un’attività di lavoro, il dipendente ha diritto ad una liquidazione che prende il nome di Tfr (Trattamento di fine rapporto): tutto quello che c’è da sapere.
Quando si cessa un’attività lavorativa, al lavoratore spetta il cosiddetto Tfr (Trattamento di fine rapporto). Si tratta di una somma di denaro che viene riconosciuta dal datore di lavoro al dipendente, maturata da quest’ultimo stesso durante gli anni di impiego. Ovviamente la cifra ed il calcolo variano in base al settore d’appartenenza. Tale trattamento può essere versato in una soluzione o mediante più acconti. Quest’ultimi, però, si differenziano dagli anticipi.
Il Trattamento di fine rapporto (Tfr) è un pagamento che il datore di lavoro riconosce al dipendente una volta cessata l’attività per licenziamento, scadenza del contratto o dimissioni. Il calcolo di questo trattamento viene effettuato attraverso la somma dei vari accantonamenti mensili maturati dallo stesso lavoratore a cui poi viene aggiunta una rivalutazione con un tasso fisso dell’1,5% più il 75% dell’aumento dell’indice dei prezzi al consumo Istat calcolato sull’anno precedente.
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Per quanto riguarda la liquidazione del Tfr bisogna distinguere tra acconto e anticipo del trattamento. La prima soluzione è possibile solo esclusivamente quanto il rapporto tra datore di lavoro e dipendente sia cessato, a prescindere da quali siano le motivazioni. L’azienda, dunque, potrà liquidare il Tfr cessata l’attività in un’unica soluzione o con due o più acconti. L’anticipo, invece, come riportano i colleghi di Money.it, è una parte del trattamento che il lavoratore, in alcuni casi specifici, può richiedere all’azienda prima della fine del rapporto. A poter richiedere un anticipo, che non va oltre il 70% del Tfr complessivo, secondo quanto previsto dalla legge, sono i lavoratori che hanno accumulato almeno otto anni di servizio con le seguenti motivazioni:
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Secondo quanto prevede la legge, un’azienda ha dei limiti annuali per la liquidazione degli anticipi dei vari Tfr. Un’impresa, difatti, può accogliere positivamente richieste di anticipo del trattamento entro il 10% dei propri dipendenti aventi diritto.