Le importanti modifiche sulla riforma del lavoro sono attesissime: interesseranno stipendi, Naspi, smart working e contratti. Ecco cosa potrebbe cambiare.
La nuova riforma del lavoro potrebbe apportare sostanziali modifiche in fatto di stipendi, Naspi, contratti e smart working. Proprio per questo è attesissima: finora si è parlato singolarmente delle varie leggi, ma il governo Meloni pare sia intenzionato ad uniformare tutto in un’unica riforma del lavoro.
La Legge di Bilancio 2023 ha già ridotto le tasse e aumentato gli importi netti in busta paga dei lavoratori dipendenti che contavano redditi più bassi. Tuttavia, gli stipendi ancora potrebbero subire delle variazioni.
Finora, il governo Meloni ha approvato il taglio del cuneo fiscale del 3% per i lavoratori dipendenti con un reddito inferiore a 25mila euro e un taglio del 2% per redditi tra i 25 e i 35mila euro. Invece, non è previsto alcun taglio per chi conta un reddito superiore a 35mila euro. L’ipotesi prevede di aumentare il taglio al 5% per i redditi da lavoro dipendente inferiori a 35mila euro. Questa novità genererebbe un aumento degli stipendi.
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La riforma del lavoro dovrebbe interessare anche la Naspi, l’indennità di disoccupazione. Il governo Meloni ha intenzione di rivalutarne i tempi della durata: oggi viene assegnata per un massimo di 24 mesi ai lavoratori rimasti involontariamente disoccupati. Percepiscono la metà delle settimane lavorate nei quattro anni precedenti, e maturano il 50% delle giornate di lavoro indennizzabili da Naspi. L’obiettivo della nuova riforma del lavoro è ridurre la percentuale al 40% o al 30%: significa che, per un anno di lavoro effettivo, si potrà avere la Naspi solo 3-4 mesi, mentre per 4 anni di lavoro, la si potrà avere per 12 mesi e non più per 2 anni.
In quanto a contratti, il governo Meloni ha intenzione di cancellare le causali dai contratti a tempo determinato. Se attualmente è possibile non indicare il motivo del lavoro temporaneo solo fino a 12 mesi, la nuova riforma del lavoro vuole allungare questa durata a 24 mesi. I contratti, inoltre, potranno essere rinnovati fino ad un massimo di 36 mesi, non più solamente per due anni.
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Non sarà più possibile lavorare in smartworking anche per i lavoratori con figli fino a 14 anni, ma fino al 31 marzo sarà ancora possibile per le categorie più fragili, dipendenti pubblici e privati colpiti da gravi patologie croniche. La riforma del lavoro ipotizza l’introduzione del lavoro da casa laddove le condizioni aziendali lo permettono.