Una sentenza che fa discutere, quella che ha stabilito un precedente nel rapporto tra bambini e nonni. Scopriamo cosa ha detto nello specifico.
I nonni sono una presenza fondamentale in famiglia, dispensatori di allegria e buonumore soprattutto nei confronti degli adorati bambini, loro nipoti. E spesso e volentieri, aiutano attivamente la famiglia, prestandosi a tenerli in caso non fosse possibile portarli al nido o prendere una baby sitter per controllarli. Di solito, sono proprio loro a regalare i ricordi più belli, poi, a ragazzini ormai cresciuti, che ripensano a queli momenti dolci passati in loro compagnia.
Eppure, può capitare che il rapporto con i nonni non sia sempre dei migliori, ma questi ultimi ritengano un loro diritto vedere con costanza i nipoti, spesso causando attriti e momenti ad alta tensione. Se poi sono addirittura i bambini in questione, ad essere costretti a vedere i parenti contro la loro volontà, si rischia addirittura di andare in tribunale, come accaduto a una coppia che ha presentato ricorso e si è vista dare ragione dal giudice.
Di recente, infatti, la Corte di Cassazione ha dato ragione a una coppia, da tempo in rotta con i nonni e uno zio da parte paterna, i quali insistevano per vedere i nipoti benché questi ultimi non avessero nessuna intenzione di vederli. I ragazzi erano infatti minori sì, ma superiori ai 12 anni, e quindi ritenuti in grado di fare delle scelte in modo consapevole.
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Il giudice ha stabilito come non sia possibile imporre una relazione non gradita in modo forzato, e quanto il benessere del minore sia più importante rispetto al desiderio dei parenti: “Il compito del giudice non è quello di individuare quale dei parenti debba imporsi sull’altro nella situazione di conflitto, ma di stabilire, rivolgendo la propria attenzione al superiore interesse del minore” ha spiegato la sentenza.
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I nonni avevano invocato l’articolo 317-bis, cioè quello che regola il rapporto con gli ascendenti. Tuttavia, la Corte ha rigettato il tutti, spiegando di agire sulla base del benessere dei minori, e non ha dato ragione ai parenti, che hanno dovuto quindi accettare tale decisione.