La misura dell’assegno unico introdotta per semplificare i benefici rivolti alle famiglie potrebbe essersi trasformata in un incubo. Ecco chi dovrà restituire i soldi inviati dall’INPS.
L’introduzione di una misura a sostegno delle famiglie unica anziché una serie di piccoli bonus da richiedere in maniera singola ha di certo semplificato la vita di tanti nuclei familiari che sanno di poter beneficiare di una somma erogata dallo Stato direttamente come aiuto nella gestione dei figli. Prima dell’introduzione dell’assegno unico c’erano per esempio vari sussidi che potevano essere richiesti in diversi momenti della vita dei propri figli mentre adesso esiste un unico percorso di assistenza che varia in base al proprio valore ISEE e alla composizione della famiglia.
Il meccanismo principale è stato costruito sul numero di figli ma nel modo in cui è stata scritta la legge e senza un intervento da parte dell’esecutivo di centro-destra guidato ora da Giorgia Meloni molte famiglie si ritroveranno a dover restituire almeno una parte di quello che è stato loro versato dallo stato.
In questo caso devi restituire parte dell’assegno unico a INPS
Ma che cosa è effettivamente successo? E quali sono le famiglie che si trovano ora con questa spada di Damocle sulla testa dato che potrebbero ricevere da parte degli uffici dell’INPS una comunicazione a dover restituire una somma che in alcuni casi può risultare anche molto ingente? Il problema si trova nel modo in cui è stata scritta la norma che riguarda la maggiorazione di 30 euro al mese per ciascun figlio nel caso di genitori che lavorano.
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Nel testo, questa è la valutazione che è stata fatta da INPS, c’è un riferimento esplicito alle famiglie in cui entrambi i genitori lavorano ed è a queste famiglie che viene riconosciuto questa maggiorazione di 30 euro per ogni figlio in modo tale da poter così ammortizzare le spese di un eventuale servizio di babysitting o di doposcuola a pagamento. Ma dato che la norma fa espressamente riferimento a entrambi i genitori restano escluse tutte quelle famiglie in cui c’è un solo genitore.
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Per questo motivo le famiglie considerate monogenitoriali rischiano di vedersi richiedere dall’INPS fino a 210 euro per ciascun figlio, la somma di 30 euro al mese moltiplicata per le mensilità durante le quali la maggiorazione è stata inviata. Il nuovo assegno con la maggiorazione è infatti entrato in vigore l’anno scorso e anche se adesso per le famiglie monogenitoriali c’è stata la sospensione della maggiorazione, questo non significa che da parte dell’INPS non possa arrivare la richiesta del denaro erroneamente percepito.