All’interno della Legge di Bilancio varata per il 2023 appena iniziato sono stati inseriti diversi provvedimenti che hanno lo scopo di incentivare il lavoro. Alcuni di questi provvedimenti riguardano nello specifico il lavoro agricolo. Ecco che cosa puoi aspettarti nel biennio che copre fino al 2024.
Il lavoro agricolo è una attività essenziale per l’economia del Paese ma si tratta di un tipo di lavoro che molto spesso viene svolto solo in alcuni periodi dell’anno da almeno una parte della manodopera impiegata. Per gestire meglio questo tipo di rapporti di lavoro il governo guidato da Giorgia Meloni ha quindi deciso di modificare in parte quello che riguarda proprio i rapporti lavorativi in ambito agricolo cambiando la disciplina dei voucher e aggiungendo alcuni requisiti.
Sono poi stati chiariti i limiti che identificano un lavoro agricolo come prestazione occasionale e i lavoratori che possono eventualmente usufruire di questo tipo di rapporto. Importante anche le categorie cui questi contratti occasionali sono stati specificatamente rivolti e gli obblighi sia per il datore di lavoro sia per il lavoratore coinvolto.
Le prestazioni occasionali in ambito agricolo per il biennio 2023-2024 sono destinate ad una categoria specifica di cittadini che esclude in prima battuta chi ha avuto nei tre anni passati rapporti di lavoro dipendente nello stesso ambito. Si tratta quindi di un modo per favorire l’inserimento, ancorché temporaneo, nel mondo del lavoro di categorie di persone che potrebbero trovare giovamento da questa esperienza.
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Possono infatti accedere alle prestazioni occasionali i disoccupati anche in caso di percettori di NASpI, chi percepisce il Reddito di Cittadinanza, ai pensionati, i detenuti ammessi al lavoro esterno, che si trovi in stato di semilibertà e i ragazzi che frequentano un ciclo di studi e che non hanno compiuto ancora 25 anni.
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I compensi per questo tipo di rapporto di lavoro sono limitati a 45 giornate e non hanno influenza sull’eventuale calcolo della disoccupazione. In più non c’è calcolo di imposizione fiscale. Si tratta però di una forma considerata ibrida tra il lavoro dipendente e il lavoro da prestazione occasionale vero e proprio, quello gestito quindi con i voucher. Nonostante non sia un lavoro dipendente a tempo indeterminato o determinato, infatti, ci sono infatti i contributi da versare all’Inps e che sono in capo al datore di lavoro.