Nuovi problemi in arrivo nel settore energetico: dal 5 febbraio scatta lo stop al diesel russo in Europa.
La crisi energetica scatenata dal conflitto tra Russia e Ucraina sembra non avere tregua, anzi, è in arrivo un ulteriore inasprimento che riguarderà questa volta il settore dei carburanti. L’Unione Europea sta infatti per vietare, a partire dal 5 febbraio, l’importazione di prodotti russi raffinati (in particolare diesel, nafta e olio combustibile) ed è anche pronta a imporre limiti di prezzo alle esportazioni verso Paesi terzi.
Ancora in fase di contrattazione tra UE e paesi del G7 i meccanismi esatti della manovra e i livelli dei prezzi. Questa nuova misura contro il diesel russo potrebbe scatenare non pochi problemi in Europa e le domande a tal proposito sono tante. Come potrà l’Europa colmare il vuoto delle vendite russe nel settore dei prodotti petroliferi? Quali saranno le conseguenze sui mercati energetici nel nostro continente?
Stop al diesel russo in Europa, cosa accadrà?
Il diesel è vitale per l’economia dell’Europa e purtroppo dipendiamo ancora in parte, per il nostro fabbisogno energetico, dalla Russia, nonostante nell’ultimo anno siano state varate diverse misure per trovare alternative al gasolio del Cremlino. Secondo dati Vortexa Ltd. compilati da Bloomberg l’UE ha importato circa 220 milioni di barili di prodotti di tipo diesel dalla Russia lo scorso anno, un dato sceso del 40% a dicembre 2022, in parte grazie agli aumenti dall’Arabia Saudita e dall’India.
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Ma quali possono essere le conseguenze di questo stop per l’Europa? Per prima cosa, se la Russia non fosse in grado di trovare nuovi acquirenti extra Ue per i suoi carburanti potrebbe decidere di ridurre la produzione nelle sue raffinerie. Ciò potrebbe restringere le forniture globali, spingendo potenzialmente verso l’alto i prezzi del diesel più di quanto non lo siano già oggi.
Rimane poi la domanda su quali siano le alternative al diesel russo per i paesi dell’UE. L’opzione più probabile è che l’Europa ottenga più diesel è il Medio Oriente. L’Abu Dhabi National Oil Co., ad esempio, ha già concordato un accordo per la fornitura alla Germania. Ci sono poi l’India e gli Stati Uniti, entrambi fornitori a lungo termine dell’Unione Europea, che hanno intensificato le spedizioni nelle ultime settimane.
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Infine, il fornitore più importante, anche se indirettamente, potrebbe rivelarsi la Cina. Le sue spedizioni sono notevolmente aumentate, soprattutto nel mercato regionale. Se il fabbisogno del mercato asiatico risulta coperto dalla Cina significa che barili di gasolio da altri Paesi potrebbero coprire le necessità europee.