La Banca Centrale Europea respinge la proposta dell’aumento dei salari per combattere il costo della vita sempre più alto. La motivazione arriva dal Presidente Legarde
Con la crisi energetica in corso e il costo della vita sempre più alto, sempre più cittadini europei richiedono provvedimenti come un aumento degli stipendi.Nonostante queste richieste però la Banca Centrale Europea si è opposta e la ragione è legata all’inflazione. Proprio la Presidente della BCE, Christine Lagarde, ha dichiarato che il suo team lavora proprio a monitorare l’impatto dell’inflazione sul valore dei salari in tutta la comunità europea ed è proprio quest’azione di controllo ad aver bloccato la BCE ad incrementare ulteriormente i salari.
Proprio a causa dell’inflazione gli stipendi nell’ultimo periodo hanno subito un leggero rigonfiamento in tutta l’eurozona e questo potrebbe con il tempo rivelarsi un controproducente. Combattere l’inflazione è il primo passo per la Comunità europea per uscire dall’attuale crisi.
No all’aumento dei salari in Europa: ecco perché
Le parole della Presidente Legarde hanno preso alla sprovvista tutti i cittadini europei che speravano, dati i prezzi sempre più alti, in un aumento dei salari. La BCE boccia la richiesta e motiva però questa scelta controversa. A causa della crescente inflazione i salari rischiano di pomparsi troppo e contribuire ancora di più ad aumentare il livello d’inflazione già critico.
L’inflazione rappresenta un concetto importantissimo per analizzare e comprendere la situazione economica di una qualsiasi nazione. Grazie a questo andamento è possibile capire il potere d’acquisto della moneta e l’equilibrio dei prezzi di tutti i beni e servizi.
Leggi anche: Fan token: cosa sono le nuove criptovalute digitali
Un’inflazione crescente rischia solo di svalutare ulteriormente la moneta e contribuire ad una crisi economica sempre più crescente. Piccoli rincari nell’inflazione sono sempre avvenuti e spesso non hanno ripercussioni enormi sull’economia di un paese, e anzi spesso non rappresentano un fattore negativo poiché incentiverebbero la crescita economica.
Leggi anche: ISEE 2023: basta problemi, da quest’anno sarà tutto più semplice
Quando però la percentuale di inflazione continua a salire, gonfiando prezzi e di conseguenza i salari, diventa un fattore di rischio da riportare a valori “normali”. Il motivo è che una percentuale troppo alta corrisponde ad una perdita del potere d’acquisto, ripercuotendosi sul costo della vita e su un rallentamento della crescita economica. Se generalmente questa percentuale si aggira intorno al 2%, nell’ultimo mese del 2022 l’inflazione sarebbe cresciuta esponenzialmente fino ad arrivare a 25,7 punti percentuali in più rispetto al 2021.