Il governo sostiene l’acquisto della prima casa con una serie di agevolazioni, ma cosa rischia chi non ne ha diritto? Ecco quando avvengono i controlli
Contemporaneamente all’emissione di leggi che favoriscono i cittadini e contribuenti con agevolazioni e bonus, il Governo agisce immediatamente, attraverso l’Agenzia delle Entrate, a regolare e controllare che chi accede a tali agevolazioni ne abbia davvero diritto. L’esempio lampante è proprio chi, intenzionato a comprare la prima casa, cerca di raggirare la legge per usufruire di agevolazioni fiscali che nella normalità non gli spetterebbero.
Per fortuna esiste un ente, l’Agenzia delle Entrate, che tra i tanti compiti, svolge l’attività di controllo sui contribuenti di fronte a richieste di agevolazioni, come quelle relative all’acquisto della prima casa. Quando avvengono però questi controlli? Dal momento della firma o qualche tempo più tardi? Scopriamolo
Sull’acquisto della prima casa esistono delle agevolazioni che sostanzialmente riguardano una riduzione dell’Iva, che grazie ad esse passa dal 10% al 4%. Tale riduzione coinvolge anche l’imposta di registro, che si abbassa dal 9% al 2%. Chi ne può beneficiare? I giovani under 36 che possono ottenere il cospicuo bonus. Un altro limite è poi posto relativamente alla categoria di immobile che si intende acquistare, non vi rientrano le ville, castelli e dimore storiche, uffici e studi e gli immobili, anche ad uso abitativo che si trovano in una zona considerata di lusso secondo il piano regolatore comunale.
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Molti contribuenti però raggirano queste condizioni accedendo così alle agevolazioni, ma bisogna essere fortunati poiché dal momento dell’acquisto della casa partono, seppur lentamente, i controlli del Fisco. In particolare dalla registrazione dell’atto e dal trasferimento della residenza trascorrono circa tre anni, e se in questo frangente l’Agenzia delle Entrate scopre delle incongruenze può agire per far perdere l’agevolazione.
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Non finisce qua, il contribuente scoperto dovrà pagare, a titolo di sanzione, la differenza tra le imposte effettivamente versate e quelle che avrebbe dovuto versare, maggiorata però del 30%. Il governo però ha agevolato anche i più furbi che possono rateizzare la sanzione con un massimo di otto o sedici rate, che variano in base all’importo della sanzione da pagare.