Sono diversi i bonus che il Governo ha emanato in questi anni per sostenere le attività e aiutare i cittadini. Quali saranno mantenuti e quali invece cancellati nel 2023.
La pandemia prima e la guerra poi hanno messo duramente alla prova le economie di mezzo mondo, Italia compresa. Per questo motivo il Governo ha introdotto negli ultimi anno una serie di aiuti economici per aiutare famiglie e imprese a superare la crisi. Molti di questi sono in scadenza e non verranno rinnovati anche per l’anno prossimo.
Il nuovo Governo con a capo Giorgia Meloni si è riunito nel Consiglio dei ministri lo scorso 21 novembre per approvare la legge di bilancio per l’anno 2023. Sono state emanate misure per circa 35 miliardi di euro. Questi comprendono interventi in materia di caro energia, pensioni anticipate, sostegno alle famiglie e le imprese, in difficoltà, riduzione del cuneo fiscale in busta paga e Reddito di cittadinanza.Vediamo quali bonus e agevolazioni rientrano in questa manovra e quali invece non verranno rinnovati.
Il Governo ha deciso di non rinnovare diverse agevolazioni nel 2023. Ad esempio stop al Superbonus 110%. Introdotto in tempo di pandemia dal Governo Conte, il Superbonus così come strutturato attualmente non verrà prorogato, ma sarà sostituito da un’agevolazione che scenderà al 90%. Occorre precisare che il Superbonus rimarrà in vigore per interventi già deliberati entro certe date.
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Cancellato anche il Bonus trasporti. Introdotto dal Decreto “Aiuti” era riservato a quei cittadini che, nell’anno 2021, hanno conseguito un reddito complessivo non superiore a 35 mila euro. L’agevolazione prevedeva un contributo di 60 euro per l’acquisto di un abbonamento ai mezzi pubblici o al trasporto ferroviario. La scadenza è fissata per il 31 dicembre 2022, si può ancora aderire per usufruirne fino al 31 gennaio 2023.
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Anche il cosiddetto “Quota 102” verrà accantonato nel 2023 e al suo posto subentrerà “Quota 103”. Si tratta di una riforma del sistema pensionistico che consentirà di congedarsi dal lavoro a 62 anni di età e 41 anni di contributi. E’ prevista invece una decontribuzione pari al 10% per coloro che vorranno continuare a lavorare. In ogni caso, è opportuno precisare che il “diritto conseguito entro il 31 dicembre 2022 può essere esercitato anche successivamente alla predetta data”.